Il quadro del Garofalo "Madonna col Bambino tra i santi Lazzaro e Giobbe" custodito presso il Museo Civico di Argenta verrà esposto a Palazzo dei Diamanti a Ferrara in occasione della mostra Il Cinquecento a Ferrara che sarà allestita dal 12 ottobre al 16 febbraio.
Un'occasione unica per ammirare il quadro in un'altra location, circondato da altre importanti opere.
Madonna col Bambino tra i santi Lazzaro e Giobbe
di Benvenuto Tisi detto “il Garofalo” (Ferrara c. 1476 - Ferrara 1559)
Descrizione: olio su tavola trasferito su tela, cm 154 x 125.
Provenienza: Argenta, chiesa della Madonna della Celletta; trasferita nel 1867 nella residenza comunale di Argenta e sostituita in loco da una copia, ora al Museo Civico.
"Il dipinto, tra i più importanti del territorio argentano, è ricordato dal Baruffaldi (1697-1722) e da tutti gli storici ferraresi, mentre l’ascrizione al Garofalo, avallata dalla firma, non è mai stata messa in dubbio. Si trovava in origine nella chiesa argentana della Celletta, in un altare dedicato a san Lazzaro «dirimpetto alla cappella di S. Giuseppe» (Bertoldi, 1761). Demetrio Bandi (1880) ricorda che l’opera ancora nel 1662, era sull’altare a destra dell’altare maggiore della chiesa della Celletta, prima del trasferimento, avvenuto nel 1867, nella residenza comunale per contrastarne «l’inevitabile deperimento».
Nella pala di Argenta, accanto a un raffaellismo schiettamente interpretato e che denuncia l’influenza ancora viva delle suggestioni del determinante incontro a Roma con Raffaello (a tale proposito fu addirittura ipotizzata una collaborazione tra i due artisti di cui sarebbe testimonianza lo sfondo giorgionesco della Madonna di Foligno, che si ritiene possa datarsi negli anni tra il 1511 e il 1512), quel pittoricismo carico di esperienze veneziane, ricco di modi giorgioneschi particolarmente palesi nello sfondo paesaggistico.
Quanto ai ritratti dei due adusti santi Lazzaro e Giobbe, l’uno ben chiomato e castano, con i vivi occhi morelli, l’altro canuto e semicalvo, dai baffi spioventi, non è smarrito in essi del tutto il ricordo dei vecchi di Domenico Panetti, il che denota la cultura principalmente ferrarese del Garofalo.
La gamma cromatica, calda e abbastanza fusa, impostata sul vermiglio, sul verde prato e sugli arancioni continua ad affermare, come giustamente sottolineava il Neppi (1959), la discendenza padano-veneta dell’artista."
Tratto dalla scheda di catalogo scritta da Giordano Viroli per il Catalogo Generale del Museo Civico del Comune di Argenta, Ferrara, ed. Este Edition, 2008.